Il piatto classico della cucina sarda sono i Malloreddus alla Campidanese; tra le tante ricette c’è anche quella che proviene dalla zona del Campidano, la più vasta pianura della Sardegna meridionale. Si tratta di un piatto molto ricco che prevede un condimento a base di formaggio e salsiccia: questa versione prevede il pecorino sardo ma per chi preferisce un gusto più deciso può utilizzare un pecorino stagionato. Immersi in questi sapori, vogliamo farvi rimanere nella terra della Sardegna proponendovi i famosi Culurgiones, valendoci della ricetta originale sarda. Si tratta di tipici ravioloni sardi, un particolare formato di pasta fresca ripiena, che possiamo consumare come un sostanzioso primo piatto, o come piatto unico se vogliamo abbondare nelle dosi. Provate altre tipologie di pasta da poter abbinare alla salsiccia e stupire così i vostri ospiti, come le Tagliatelle con panna, funghi e salsicce, un piatto dal gusto corposo ed estremamente saporito.
Ingredienti per 4 persone
- Malloreddus: 400 g
- Salsiccia fresca (aromatizzata al finocchietto): 300 g
- Pecorino sardo (grattugiato): 100 g
- Cipolla dorata: 50 g
- Passata di pomodoro: 300 ml
- Olio extra vergine di oliva: 30 ml
- Basilico: qualche foglia
- Sale fino: q.b.
- Preparazione: 15 minuti
- Cottura: 1 ora, 15 minuti
- Totale: 1 ora, 30 minuti
- Calorie: 359Kcal/100g
Preparazione
Per preparare il sugo dei Malloreddus iniziare con il soffritto: mondare e tritare finemente la cipolla e metterla a rosolare con l'olio extra vergine di oliva in una pentola.
Prendere la salsiccia, togliere la sua pelle, e sbriciolarla bene con le mani.
Unire al soffritto di cipolla, ormai stufata, la salsiccia e lasciare rosolare in pentola anch'essa per circa 15 minuti a fuoco medio, mescolando di tanto in tanto affinché non bruci.
Trascorso il tempo, unire anche la passata di pomodoro e un pizzico di sale. Coprire con un coperchio la pentola e lasciare cuocere per circa 1 ora a fuoco molto basso.
Insaporire il sugo con qualche fogliolina di basilico.
Nel frattempo (circa 20 minuti prima che il sugo sia del tutto pronto) mettere sul fuoco una pentola con abbondante acqua salata e, una volta che sarà arrivata al bollore, versare all'interno i Malloreddus.
Scolare la pasta e, una volta cotta, tuffarla nella pentola contenente il sugo. Amalgamare bene e, dopo aver spento il fuoco, mantecare con il pecorino sardo.
Consigli e suggerimenti
- La ricetta tipica dei Malloreddus alla Campidanese prevede l’uso della cipolla ma può essere sostituita con l’aglio.
- Per ottenere un sugo non troppo granuloso vi consigliamo di schiacciare con i rebbi di una forchetta la polpa della salsiccia mentre sta rosolando: in questo modo si otterrà una consistenza più simile al ragù.
- In numerose ricette si trova l’impiego dello zafferano il quale aromatizza e rende il sapore più pieno: provateli anche in questa variante, saranno squisiti!
- E’ consigliabile mantecare la pasta con il formaggio lontano dai fornelli per fare in modo che resti cremoso e non si cuocia: in questo modo il pecorino renderà il sugo dei vostri Malloreddus alla Campidanese più denso e vellutato, sciogliendosi.
- I Malloreddus possono essere anche preparati in casa con 3 ingredienti: semola di grano duro, acqua e un pizzico di zafferano nell’impasto.
- Vi suggeriamo di scolare la pasta al dente perché si insaporisca bene nel sugo di salsiccia ancora per qualche minuto.
Conservazione
I Malloreddus alla Campidanese andrebbero consumati al momento, ma in caso dovessero avanzare si possono riporre in un contenitore ermetico e conservare in frigorifero per un giorno.
Storia
I Malloreddus, a volte italianizzati in gnocchetti sardi, esistono da centinaia di anni e sono un tipo di pasta tipica della cucina sarda che veniva fatta in casa a mano dalle massaie. Una seconda etimologia più romantica farebbe derivare il nome da un diminutivo del vocabolo ‘malloru’, che in sardo campidanese significa toro: di conseguenza malloreddus significherebbe vitellini e che quindi rimanda alla forma creata da questi gnocchetti sardi. Storicamente la loro forma deriva dalla lavorazione: le palline di pasta venivano schiacciate contro il ‘ciuliri’, un tipico cesto di paglia, prendendo la forma di sottili conchiglie rigate, lunghe da 2 cm in su circa, e prodotti con farina di grano duro e acqua.