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Potremmo essere portati a credere che lo street food sia un fenomeno degli ultimi anni, ma non è così. Sicuramente la sua fama è moderna, ma si tratta di una vera e propria tradizione culinaria che fino ad ora è stata poco valorizzata. È possibile che lo stile di vita odierno ne abbia aumentato il consumo, sia per i nostri tempi sempre ristretti, sia perché siamo più abituati alla comodità, sia per i suoi costi decisamente più accessibili rispetto ad un pasto consumato in un ristorante. E ancora, per la flessibilità degli orari di apertura delle strutture che si occupano di distribuire questa tipologia di cibo, decisamente più in linea con le contemporanee abitudini. Lo street food è infatti il pasto tipico di chi ha fretta e di chi vuole spendere poco. Attributi che lo hanno reso da sempre un valido spuntino per il giovane popolo della notte e per i visitatori di fiere e mercati.

Sino a poco tempo fa eravamo affascinati dai fast food che, pur non appartenendo alla nostra cultura, ci garantivano tutte queste caratteristiche. La differenza di base consiste nella produzione industriale degli alimenti distribuiti, che di fatto ci porta a rinunciare ad un pasto casereccio in favore di altri vantaggi. L‘artigianalità è infatti una peculiarità dello street food italiano da non sottovalutare.

Tradizione e ricette

La FAO definisce street food tutti quegli alimenti già pronti per il consumo, incluse le bevande, che sono venduti e preparati in strada. Nella tradizione italiana non è sempre così, infatti in Italia spesso il pasto viene cotto sul momento e solo ad ordinazione avvenuta. Certo i chioschi in cui si vende cibo da strada hanno cucine in linea con lo spazio concesso e adatte alle esigenze di mobilità. È possibile infatti che i cibi vengano preconfezionati per essere poi cotti al momento.

Lo street food è sicuramente un pasto veloce da consumare, ma non sempre di facile e celere preparazione. Nella categoria rientrano varie tipologie di alimenti: il panino con carne grigliata su una piastra da condire poi con salse, verdure o sottaceti, o tutto insieme; cibi fritti di ogni tipo, impastellati e non; lievitati di vario genere, anche questi fritti o precotti in forno.

Tra le preparazioni più note, che con il tempo si sono diffuse su tutto il territorio troviamo le olive all‘ascolana, il Rustico leccese, le Panelle e il panino con la meusa palermitani, il Calzone napoletano, il toscano panino con il lampredotto, crespelle diverse in ogni regione. La tradizione italiana del cibo da strada è così vasta da rendere impossibile stilarne una lista completa. In Sicilia si assiste anche ad una vera e propria battaglia linguistica che divide l‘isola in due: da una parte si sostiene la femminilità, dall‘altra la mascolinità della parola Arancini, senza che la ricetta subisca grosse variazioni.

Le origini del cibo da strada

Si tratta comunque di un‘abitudine alimentare di derivazione popolare, tanto da aver suscitato l‘interesse di molti antropologi che ne stanno studiando tutti gli aspetti. Le umili origini dello street food italiano sono evidenti già dagli ingredienti solitamente utilizzati, spesso infatti si tratta di frattaglie o di parti di animali che ormai siamo abituati a catalogare come “scarti”, o comunque più economici e di facile reperibilità come farina e prodotti del territorio. La territorialità, o chilometro zero, è una delle caratteristiche principali di questa tradizione, che rende il cibo da strada appetibile anche per la sua tipicità, oltre che un ulteriore motivo di vanto della cucina italiana.

Sicurezza alimentare

C‘è anche un altro lato positivo in questa modalità di ristorazione veloce. Infatti i moderni food truck, chioschetti gastronomici impiegati per questo tipo di distribuzione, sono spesso mezzi a basso impatto ambientale. Forse qualcuno potrà ancora storcere il naso credendo che non si tratti di cibo sicuro ma, sebbene siano state evidenziate delle possibili criticità dal punto di vista igienico nello street food mondiale, queste non riguardano il nostro Bel Paese.

Attenzione particolare, quando si parla di cibo da strada, va sicuramente riservata alle condizioni in cui questi pasti vengono prepararti. In Italia, esattamente come per tutte le altre strutture di ristorazione, è necessario essere in possesso della certificazione HACCP per poter distribuire alimenti al pubblico, a differenza di molti altri paesi dove è richiesta solo per l‘esportazione.

Tuttavia se abbiamo ancora qualche dubbio ci basterà verificare personalmente i metodi di cottura utilizzati e le condizioni igieniche dei chioschi, fattori visibili anche ad occhio nudo. Facendo anche attenzione alla pulizia delle nostre mani, in mancanza della quale ci verranno fornite delle posate usa e getta per poter consumare in tutta sicurezza il nostro pasto.

In sostanza possiamo continuare ad utilizzare una terminologia tutt‘altro che nostrana quale street food, come moda vuole, ma facciamolo con la consapevolezza che si tratta di una vera e propria cultura che si è tramandata nei secoli e che rappresenta uno degli aspetti più importanti della storia della cucina italiana.

Animanra

Dietro animanra c‘è Daniela. Appassionata da sempre di cucina, non ne ho mai fatto un vero e proprio lavoro perché ho sperimentato continuamente nuove e diverse esperienze. Sono andata dove la vita mi ha portata, anche dentro e fuori la cucina di un ristorante. Mi piace la storia dei cibi tradizionali, ricercare le origini dei piatti etnici, curiosare nelle cucine innovative e scoprire nuovi accostamenti di sapori. Mi piace dosare gli ingredienti, sporcarmi le mani, aprire il frigo ed inventare, gustare ciò che per me è novità. Ma soprattutto adoro scrivere per condividere le mie scoperte con chi, come me, ha voglia di saperne sempre di più.

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